di STEFANO PIGNATARO
La medicina al servizio della vita. Un precetto che è stato una costante in tutta la carriera di oltre cinquant’anni di Giulio Tarro, medico e virologo di fama internazionale, professore di Microbiologia e di immunologia applicata all’Università di Napoli, direttore del National Cancer Institute dal 1971 al 1975 e presidente a vita della Fondazione T. & L. de Beaumont Bonelli, per le ricerche sul cancro, Giulio Tarro ha sempre trasmesso nella sua professione i veri valori dell’arte della medicina (come lui stesso definisce il suo mestiere), valori quali la serietà, la massima dedizione ed il rispetto per il paziente. Un anno fa è stato candidato al premio Nobel per la medicina per le sue ricerche. Il professore interverrà a Salerno domani alle ore 17 in Comune ospite dei “Martedì letterari”, associazione guidata da Giovanna Scarsi. Nell’occasione sarà presentato il volume di Giulio Tarro “La medicina è la vita” (Roma, pp.123, euro 12). Il libro dello scienziato si pone l’obbiettivo di approfondire, in una società in cui la professione medica ormai molto spesso si presenta priva di quei valori fondamentali che la devono caratterizzare, quali siano i doveri stessi di ogni medico e quale sia il limite da seguire di ogni professionista che si trova, talvolta, costretto a districarsi tra il progresso della Medicina, la tutela e la salute del paziente. Un altro aspetto del libro su cui Tarro si sofferma è la schematizzazione della scienza come una macchina feroce e cinica finalizzata al solo cieco progresso, ignara di un suo “umanesimo”, che, secondo il professore “ha sempre costituito un punto cardine nella ricerca e nella sua innovazione”.
Professor Tarro, come nasce il suo libro e quali sono i punti salienti su cui si sofferma? Nasce da una presa di posizione molto precisa e determinata. Il messaggio che ho cercato di trasmettere ai colleghi ed al grande pubblico è che la medicina deve essere finalizzata a rompere le catene che ci rendono schiavi delle malattie indirizzando la ricerca specifica verso i valori sociali con il traguardo di lenire la miseria della gente sulla terra e non di conoscere il sesso degli angeli.
La medicina è la vita. Secondo lei, la medic. ina come si è posta, finora, al servizio dell’umanità? Cosa correggerebbe,(individuandone i problemi) e cosa invece promuove della sua professione? Le scoperte della medicina non possono essere fine a se stesse, ma debbono essere intese come un patrimonio di conoscenza per tutti noi nel senso di migliorare la qualità della vita, aggiungendo non anni a questa, ma qualità agli anni. Il rapporto medico – paziente non può essere quello di adattare l’offerta come operatore di servizi, ma di ridurre la distanza ed aprire alla gente i laboratori ed i segreti del sapere medico per potere tutti insieme decidere cosa fare ed a quale prezzo.
Esiste un umanesimo della scienza? L’uomo nel suo eterno peregrinare nella ricerca del sapere, nello svelare i misteri reconditi dell’universo, ha messo in risalto la cultura come l’attributo fondamentale per una vera democrazia e per una reale libertà: la vita è un concetto intuitivo, prima di definirla è necessario definire gli organismi viventi con tutti i loro caratteri essenziali che permettono il raggiungimento della verità. Oggi la medicina è in grado di manipolare la vita con immense responsabilità per futuri gravidi di scenari radiosi, ma anche di catastrofi! Il desiderio di conoscere come nella mitologia di Esiodo con Zeus, Prometeo, Pandora ha portato Bacone a sostenere che “scientia est potentia”. Pertanto la necessità della stesura di una normativa con le sue regole che debbono tenere conto della bioetica, termine coniato da Von Potter nel 1970 con il suo libro “Bridge to the future”, che deve essere intesa come patrimonio di conoscenza e dibattito per tutti noi.
Ha sostenuto tante battaglie contro la vivisezione degli animali, la tutela dell’ambiente. Quali valori vanno messi in campo contro queste ardue battaglie al di là di ogni retorica a maggior ragione oggi che la figura del medico vive una crisi esistenziale molto grave? Un esempio pratico è fornito dalla oncologia e dall’accanimento terapeutico della chemioterapia. Bisogna avere una visione positiva della scienza medica, sommatoria del sapere biologico, filosofico, etico, giuridico ed anche teologico. Non più l’economia o la politica, ma è la scienza il vero motore della storia.
Da medico e da scienziato, come si pone rispetto ad una delle più scottanti questioni dell’Italia di oggi, la questione dell’utero in affitto? Siamo di fronte ad una nuova rivoluzione copernicana. In maniera dettagliata l’utero in affitto rappresenta una questione risolta biologicamente, ovviamente non sul piano bioetico e religioso.