Con un sorriso, mi sia consentito esprimere qui la mia trepidazione per la commemorazione di Vincenzo Tiberio, la cui scoperta del potere battericida della penicillina, avvenuta ben 35 anni prima l’analoga scoperta fatta da Alexander Fleming rischia di eclissare la gloria di colui che è stato il mio mentore. Un Fleming, al pari di Tiberio, certamente geniale ma che ha avuto la fortuna di scoprire la penicillina nella prestigiosa Università di Londra venendo subito dopo accolto nell’esclusivo Medical Research Club. Una fulminea carriera che si direbbe non caratterizzi il mondo scientifico e accademico italiano da sempre costellato da talmente tante asfittiche baronie e carenze di fondi da costringere le nostre migliori intelligenze ad emigrare. Ma queste considerazioni già dette innumerevoli volte sono diventate ovvietà. Meglio soffermarsi su un aspetto della ricerca scientifica: il suo rapporto con il Mercato. Nel caso della penicillina, ai suoi albori, data l’elevata idrosolubilità della molecola si distribuiva male nell’organismo e occorrevano continue iniezioni di questa sostanza, difficile da produrre in quantità industriale. In altre parole la penicillina (peraltro, presente nella farmacopea empirica popolare) rischiava di essere un farmaco costoso e di scarsa efficacia se non fosse intervenuta nel dicembre 1941 l’entrata in guerra degli Stati Uniti e quindi il più grande sforzo scientifico, secondo solo al Manhattan Project, per ottenere penicillina da distribuire ai militari. Già nel gennaio 1942 la penicillina era considerata una “arma segreta” alla cui produzione lavorarono – diretti dall’Office of Scientific Research and Development (OSRD), voluto dal presidente Franklin Delano Roosevelt – quindicimila ricercatori e duecento università con un budget di 25 milioni di dollari. I risultati non si fecero attendere. Nel giugno del 1943 furono prodotti 425 milioni di unità di penicillina (ad inizio anno una dose da 1.8 gr costava 86 mila dollari; dal giugno 100 mila unità costavano 20 dollari), un anno dopo 118 milioni e nel giugno 1945 altri 294 (un dollaro a unità).Nel primo anno di produzione su larga scala, la penicillina venne fornita solo all’esercito USA ed a quello inglese, per poi essere elargita ad alcuni ospedali civili americani, ma utilizzata per i casi più gravi. Dal 1945 furono tolte le restrizioni e la penicillina fece il suo ingresso ufficiale nel mercato anche se la metà di tutta la produzione di penicillina era in mano alla Pfizer. Il monopolio della produzione della penicillina e quindi la sua produzione di massa fu infranto solamente negli anni Cinquanta, grazie al chimico John Sheehan che riuscì a formare in laboratorio l’anello beta-lattamico. Questo rapido excursus credo possa permetterci una considerazione. Non è la genialità del ricercatore a garantire il successo di una scoperta scientifica ma è il mercato. Di quanti altri Vincenzo Tiberio sono popolati oggi i nostri laboratori, le nostre università? Perché non riescono a mettere il loro talento a disposizione dell’umanità? Mi capita spesso di curiosare tra la letteratura scientifica (o, più banalmente su Internet) e resto allibito nel constatare quante geniali scoperte restano inutilizzate (o, peggio, imprigionate tra i brevetti di qualche multinazionale) perché oggi non hanno ancora mercato. E mi capita allora di pensare amaramente cosa potrebbe davvero fare la Scienza il giorno che sarà liberata dalle catene del profitto.
Alcune considerazioni sulla sfortuna accademica di Vincenzo Tiberio
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