Il dibattito sulle vaccinazioni trova oggi particolarmente attenta l’opinione pubblica, frastornata da polemiche senza fine; una specie di “guerra santa” che vede da una parte contrapposti coloro che sono stati definiti da alcuni mass-media “i crociati del fronte antivaccino” (solitamente settori del movimento antivivisezionista, omeopati, associazioni di famiglie che hanno avuto i loro cari rovinati dalle complicanze delle vaccinazioni .. ) che in nome di una presunta crisi dei paradigmi scientifici arrivano a teorizzare una medicina “non farmacologica”; sull’altro “fronte” vi è una parte del mondo medico, veementemente sostenuto da alcune multinazionali farmaceutiche, che pretenderebbe di affidare all’immunoprofilassi la sconfitta di ogni malattia infettiva. Tra queste due posizioni ve n’è un’altra che, pur non negando l’efficacia delle singole vaccinazioni, contesta l’obbligatorietà stabilita dalla legge italiana per alcune di esse, richiamandosi all’esempio dei paesi anglosassoni. Ma al di là di posizioni oltranziste che, qualche volta, conquistano uno spazio sui mass media, il dibattito sulle vaccinazioni rivela profonde implicazioni etiche collegandosi con quello del diritto alla libera scelta che dovrebbe contrassegnare tutti gli interventi di tutela della salute o dell’integrità personale; un principio questo certamente giusto ma potrebbe estendersi anche al rifiuto delle leggi che puniscono come reato l’uso personale di droghe pesanti e leggere o alle norme che impongono l’uso di caschi e le cinture di sicurezza. La questione è indubbiamente avvincente. E’ certamente vero che chi si procura una malattia o una lesione, indirettamente danneggia tutta la società, sul piano economico e delle relazioni tra individui ma sarebbe, comunque, pericoloso concedere allo Stato il potere paternalistico di decidere che cosa è bene o male per tutti i cittadini. Seguendo questo principio, infatti, si finirebbe per proibire le sigarette, i superalcolici, o, addirittura, razionare le ore di televisione così come fanno i genitori con i bambini. Vi è da dire, comunque, come vedremo meglio in seguito, che l’immunoprofilassi ha una sua specificità non essendo una scelta che comporta benefici e rischi solo per chi la assume ma espone a benefici o rischi l’intera collettività. Da questo punto di vista, nel campo delle vaccinazioni solo l’obbligo può impedire che si crei una minoranza di obiettori privilegiati ai quali andrebbero tutti i vantaggi di una vaccinazione di massa, senza alcun rischio. Per di più, nel campo dell’immunoprofilassi, essendo le vaccinazioni destinate prevalentemente ai minori, la decisione non viene presa dal diretto interessato bensì dai suoi genitori, i quali, com’è noto, in uno stato di diritto, possono sempre essere esautorati, dallo Stato, della loro potestà quando non tutelano adeguatamente i loro figli. Come si evince, la controversia sull’obbligatorietà o meno delle vaccinazioni rimanda a vaste considerazioni etiche e culturali ma, in Italia, questo dibattito rischia di far passare in secondo piano il grave fenomeno delle false certificazioni che non pochi pediatri compiacenti stilano a favore dei renitenti quando non sono, addirittura, i medici stessi, che arrivano a consigliare ai genitori di non vaccinare i figli. E purtroppo non si tratta di casi sporadici se si pensa che, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in alcune regioni del meridione la percentuale dei ritardi nelle vaccinazioni supera il 50 per cento. Del resto, va detto che le inadempienze più gravi vanno a carico dello Stato. E se da un verso la stragrande maggioranza delle ASL non ha mai messo in atto un controllo incrociato tra le liste vaccinali e quelle anagrafiche, per smascherare così gli inadempienti, d’altra parte quasi niente è stato fatto per applicare compiutamente la legge 210 del 25 febbraio 1992 che, ponendo a carico dello Stato il risarcimento in caso di danni accertati, imponeva di attuare entro sei mesi dall’approvazione della legge progetti di informazione pubblica sui possibili rischi delle vaccinazioni. Mi fa piacere riportare alcune delle conclusioni e raccomandazioni sui vaccini del CNB (Comitato Nazionale di Bioetica), di cui ho fatto parte e contribuito alla stesura del documento. I vaccini possono essere annoverati tra le grandi conquiste mediche e scientifiche dell’epoca moderna. Hanno infatti debellato il vaiolo e consentito la prevenzione di molte malattie, come la poliomielite, la difterite ed il tetano, che in precedenza uccidevano o rendevano invalidi milioni di persone ogni anno. Sono anche efficaci contro diverse infezioni degli animali domestici! Alcune delle quali trasmissibili all’uomo…….
Ciononostante, l’impegno e la ricerca dei vaccini comportano diversi inconvenienti quello maggiormente avvertito a livello dell’opinione pubblica è la possibilità di effetti collaterali, costituiti da reazioni allergiche, reazioni neurologiche ed infezioni dovute alla virulentazione di vaccini contenenti germi vivi. Questo pericolo è stato talvolta ingigantito, fino a determinare una condizione relativamente diffusa di sospetto e rifiuto, specie nei confronti della vaccinazione della popolazione infantile: è invece minimo, soprattutto con i preparati più recenti ed è ampiamente controbilanciato dal rischio concreto che, in assenza di un’estesa protezione vaccinale, alcune malattie si diffondano nuovamente e colpiscano i non vaccinati con una sequenza ben più elevata di quella attuale. In definitiva si può affermare che le malattie naturali comportano rischi ben maggiori di quelli dei vaccini…….
Il primo imperativo etico è quello di assicurare sull’argomento un’informazione approfondita aggiornata, corretta e quanto più possibile completa. In particolare, i dati riguardanti gli effetti collaterali dei vaccini vanno pubblicizzati ma dando nel contempo il dovuto rilievo agli elementi necessari per interpretarne correttamente il significato. Vanno ugualmente menzionati i pareri contrari alla vaccinazione, facendo tuttavia presente l’eventuale carenza di dati scientifici a loro sostegno.
Una caratteristica peculiare dei vaccini è di avere un elevato valore sociale, in quanto oltre a proteggere la persona vaccinata riducono il rischio di contagio a carico della restante popolazione. Pur tenendo conto dell’obiettiva difficoltà di stabilire una chiara delimitazione tra diritti individuali e diritti collettivi, questo aspetto induce a ritenere che Io Stato abbia il dovere ed il diritto di promuovere le vaccinazioni considerate essenziali dalla comunità scientifica internazionale non solo attraverso campagne di informazione ed educazione sanitaria, ma anche con altre modalità più’ incisive. Alcuni paesi adottano misure coercitive indirette, consistenti nell’obbligatorietà di esibire il certificato di vaccinazione al momento dell’iscrizione scolastica. Altri propendono per un atteggiamento più articolato, considerando il rifiuto alla vaccinazione illecito, ma non perseguibile penalmente, altri ancora ritengono che questa pratica vada imposta esplicitamente, a livello sia della popolazione infantile sia di alcune categorie professionali, pur ammettendo la possibilità di deroghe giustificate da motivi validi. Ciascuna di queste soluzioni può essere ugualmente accettabile, purché raggiunga lo scopo. I pareri contrari alla vaccinazione vanno rispettati, ma non oltre il limite al di la del quale ciò possa risultare lesivo del diritto alla tutela della propria salute da parte sia del minore sia di altri.